Un anno fa, alle soglie del 2021, ci sentivamo reduci da una delle più pesanti sciagure mai accadute all’umanità: la pandemia. Ancora non sapevamo che il pericolo era tutt’altro che passato e, soprattutto, ancora non sapevamo quali sarebbero state le conseguenze di quel “fermo immagine” che ha coinvolto il pianeta intero.
Non sapevamo che sarebbe stata una reazione a catena.
Mettendo in pausa le nostre vite abbiamo fermato la catena produttiva del pianeta. Se un anno fa vivevamo con sgomento la desolazione degli scaffali vuoti, che faticavamo a rifornire giornalmente, oggi guardiamo con sgomento i magazzini vuoti: quelli delle materie prime.
La crisi ha coinvolto tutti: il gas, esaurito ovunque, ha registrato aumenti del 500% in meno di un anno e il suo rincaro ha creato un effetto domino sui trasporti che, a loro volta, hanno fatto salire vertiginosamente i costi delle materie prime, che già soffrivano il calo di produzione.
Oggi mancano i componenti elettronici fondamentali per la creazione di elettrodomestici, computer, smartphone etc. Manca il cotone, che ha registrato aumenti di prezzo del 104% con conseguente danno per il settore della moda.
Manca la carta e quella che ancora è possibile acquistare costa il 120% in più rispetto a poche settimane fa e il prezzo è destinato ad oscillare ancora.
A pagarne le conseguenze siamo tutti noi: consumatori, che vedono salire i prezzi di tutti i prodotti e faticano sempre di più ad arrivare a fine mese.
I Retailer che vedono salire i prezzi della merce e devo spingere sulla leva promozionale per fronteggiare la crisi. I fornitori che inseguono i rincari dei costi della carta o degli imballaggi. Le cartiere che hanno i magazzini vuoti e le caselle di posta elettronica stracolme di richieste.
Ed è qui che il verso può invertirsi.
La crisi (sanitaria) ci ha portato via vite umane. La crisi (economica) ci sta impoverendo. Ma la storia ci insegna che dalla crisi si esce solo quando aumenta la domanda e si creano sinergie. E la storia ci insegna anche un’altra cosa: le crisi durano tre anni.
Il miglior augurio che possa fare a tutti noi per questo terzo anno è: buon lavoro. Invertiamo, insieme, il verso di questa reazione a catena.